Battistero di Firenze

Battistero di Firenze

Insieme dopo 30 anni, le tre porte del Battistero di Firenze di nuovo visibili una accanto all’altra
Dopo decenni di restauri, eseguiti dall’Opificio delle pietre dure, dal 9 dicembre saranno ospitate nella sala del Paradiso del museo dell’Opera del Duomo

Di nuovo insieme dopo 30 anni. Dopo decenni di lavori e restauri, iniziati nel 1978 e portati avanti dall’Opificio delle Pietre Dure. Sono le tre porte monumentali del Battistero di Firenze. Visibili, una accanto all’altra, nella sala del Paradiso del Museo  dell’Opera di Santa Maria del Fiore, dal prossimo 9 dicembre.

I capolavori in bronzo e oro, realizzati tra il 1330 e il 1452, dominano la prima sala del museo con i loro 5 metri di altezza per 3 di larghezza ciascuna. Due – la porta del Paradiso e quella Nord, entrambe realizzate da Lorenzo Ghiberti, era già custodite nel museo. L’ultima arrivata, invece, è la porta Sud (la più antica delle tre) realizzata da Andrea Pisano tra il 1330 e il 1336.

La porta Sud, del peso di circa 8 tonnellate, è costituita da 28 formelle di cui 20 raccontano episodi della vita di San Giovanni Battista, patrono del Battistero e di Firenze, intervallate da 74 fregi. Pisano realizzò sulla porta anche 48 teste di leone, una delle quali è andata perduta nell’alluvione del 1966 che fece danni gravissimi a tutti e tre i portali, oggi sostituiti al Battistero con delle copie.

           

Il primo portale a essere tolto è stato quello del Paradiso nel 1990, il cui restauro si è poi protratto fino al 2012. Tre anni ci sono invece voluti per la porta Sud, come già era accaduto per quella Nord, con un intervento che ha riportato alla luce ciò che resta della bellissima doratura e dei meravigliosi dettagli delle parti scultoree.

                     
“Tutto iniziò con un lungo percorso di studi che ha portato a rinnovare completamente le tecniche di intervento e restauro sui grandi bronzi e soprattutto sui dorati – ha spiegato Marco Ciatti, soprintendente dell’Opificio delle pietre dure – Un progetto di ricerca che si è sviluppato soprattutto per il restauro della prima porta, e di cui hanno poi usufruito le altre due. È stato un restauro innovativo e all’avanguardia a livello internazionale”