BENI CULTURALI: resti scheletrici e nanotecnologia

Sarà realizzata in provincia di Caserta, a San Potito Sannitico, la prima Scuola italiana di conservazione NANOTECNOLOGICA dei resti scheletrici. Un corso di alta formazione destinato agli scienziati e restauratori del futuro “Le nanotecnologie sono oggi un’opportunità unica per preservare i nostri importanti beni culturali e offrire ai giovani occasioni di alta formazione per trovare […]

4Ward360 nelle nostre case con H2Out e la nanotecnologia

Anche oggi i tecnici hanno affrontato il mondo della ristrutturazione partendo dall’applicazione delle tecnologie innovative.

Ecco un impianto H2Out® installato per risolvere la risalita capillare.

H2Out® è l’ultima evoluzione nel mondo della deumidificazione muraria perché, rispetto a tutti i sistemi mono frequenza oggi sul mercato, con la multifrequenza si ottengono risultati eccellenti su tutte le strutture murarie, a prescindere dalla concentrazione dei sali e dalla composizione della muratura stessa.

Qualsiasi sia il materiale di cui è composto il tuo muro, H2Out® è la soluzione per la risalita capillare. E con la nanotecnologia di 4Ward360, la tua ristrutturazione sarà per sempre.

Progetto Nano-Cathedral

Come si salva la facciata: la nanotecnologia per il restauro.

 

Vi è mai capitato di visitare una città e scoprire, vostro malgrado, di non poter fotografare un monumento perché “impacchettato” per manutenzione?
Oggi, grazie ai continui sviluppi nel campo della ricerca e dell’innovazione tecnologica, il restauro è sempre meno visibile.

Un importante contributo alla conservazione dei beni culturali arriva dalle biotecnologie.

Il biorestauro utilizza microrganismi, come i batteri, che, selezionati e applicati sulla superficie dell’opera, diventano veri e propri restauratori.

Ci sono infinite varietà di microrganismi, così come molte possono essere le tipologie di alterazioni sulle opere d’arte.

Una volta analizzata la natura della sostanza da rimuovere sull’opera, si selezionano i batteri utili, che possono ridurre, a seconda delle necessità, i solfati in idrogeno solforato, i nitrati in azoto molecolare e la sostanza organica in anidride carbonica (gas non tossici che poi si liberano nell’aria).

I batteri, una volta terminato il proprio compito, si inattivano, non provocando alcun danno all’opera stessa.

Funziona davvero? Certo!

Con queste tecnologie sono stati curati, per fare qualche esempio, la Pietà Rondanini di Michelangelo, alcune guglie del Duomo di Milano e parte della facciata di Santa Maria delle Grazie a Milano, opere che oggi possiamo ammirare “ripulite” in tutto il loro splendore.

Anche le nanotecnologie possono essere impiegate per il restauro. Soluzioni di nanoparticelle vengono applicate con il pennello sulle superfici lapidee o fatte penetrare nelle porosità, per respingere l’acqua delle piogge e neutralizzare muffe e batteri.

Nanotecnologia

Un esempio concreto?

Il progetto Nano-Cathedral, terminato lo scorso anno, che ha visto lo sviluppo di nanomateriali per la conservazione e il restauro a seguito di una ricerca condotta su litotipi rappresentativi di differenti stili, aree geografiche e condizioni ambientali. Tra gli edifici coinvolti nel progetto ci sono il Duomo di Pisa e la Oslo Opera House in Norvegia.

Noi cosa abbiamo fatto?

Abbiamo studiato e dato soluzioni per fare in modo che il progetto potesse diventare realtà!

 

Nanotecnologia e concia

LP Innovation Square, la nanotecnologia

per la concia efficiente

Lo sforzo sostenibile delle concerie, impegnate nella definizione di processi che richiedono un minore consumo di acqua o sostanze chimiche, si scontra con i limiti imposti dalle tecnologie in uso. “Con l’impiego della nanotecnologia è possibile, invece, arrivare a livelli di efficienza ora impossibili – spiega Paolo Netti, docente di Bioingegneria Industriale della FedericoII di Napoli –. Si possono evitare gli sprechi, impiegando quantità di materiali concianti non superiore a quella strettamente necessaria. Si può completamente evitare l’uso di acqua, risolvendo la questione dei reflui. Si può, oltretutto, funzionalizzare la pelle in modo completamente nuovo”.

Con l’impiego della nanotecnologia è possibile

arrivare a livelli di efficienza ora impossibili.

Nano-soluzioni
Netti ha presentato lo sviluppo del progetto Leather Plus (“contiamo che sia pronto entro 12-18 mesi”) nell’ambito del panel NanoTech Trends di Lineapelle Innovation Square. “Abbiamo realizzato prototipi a loro modo provocatori, come il cestello per il ghiaccio o il costume da bagno in pelle completamente idrofobi – continua il docente –.

Potendo intervenire in maniera molto specifica sulla struttura del collagene, possiamo ottenere materiali antigraffio, antistrappo o ignifughi, a seconda delle necessità”. Il concetto su cui Netti investe è quello di efficienza: “La nanotecnologia consente di essere chirurgici, anche in senso spaziale. Oggi la concia in bottale prevede che l’intera pelle sia sottoposta allo stesso trattamento – osserva –. Al contrario, potremo conciare in maniera diversa le differenti porzioni dello stesso pellame”.

 

Progetti
Ancora le nanotecnologie consentono ad AFFOA, istituto di ricerca statunitense, di sviluppare tessuti “intelligenti” in grado di comunicare e scambiare informazioni con device, dando così nuove capacità a capi e accessori. Ed è seguendo questo filone di ricerca che Laura Fabris, associate professor della Rutgers University (USA), lavora all’impiego di metalli preziosi in diverse funzioni. Il programma di Lineapelle Innovation Square continua con panel sulle tecnologie Wereable e i materiali biobased, mentre il 4 ottobre si chiude con riflessioni e proposte sull’upcycling e le prospettive della moda.

 

https://www.laconceria.it/

X Convegno AIES – Il 5 dicembre al MANN si parlerà di nanotecnologia per la conservazione

L’impiego della nanotecnologia per la conservazione dei beni archeologici sommersi sarà il tema portato da 4Ward360 e dal Gruppo Arte 16 al X Convegno Internazionale “Diagnosi, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale” in programma a Napoli il prossimo 5 dicembre.

L’interesse del mondo della conservazione ai risultati ottenuti con il trattamento del relitto navale di Marausa – di cui si è parlato al Convegno di archeologia subacquea di Taormina dello scorso ottobre – ha portato alla volontà di includere nell’evento partenopeo organizzato da AIES Beni Culturali un approfondimento sulla nanotecnologia.

Si darà particolare risalto alla nanotecnologia applicata al legno, la quale assolve un compito indispensabile nella conservazione dei beni archeologici. I nanomateriali creano infatti un reticolo protettivo invisibile che impedisce ad umidità, polveri sottili ed altri elementi inquinanti presenti nell’ambiente di penetrare nel materiale. Ciò permette al manufatto ligneo di essere esposto in un ambiente fruito da migliaia di persone, senza che esso possa assorbire inquinanti, spore di muffe o funghi.

I nanomateriali svolgono l’attività di protettivi delle superfici lignee senza essere pellicolanti o alterare le caratteristiche del manufatto, l’aspetto o la traspirabilità. Ogni trattamento è reversibile, altro aspetto fondamentale quando si parla di conservazione.

Il futuro della storia percorre la strada delle nuove tecnologie, con 4Ward360.

Nanotecnologie e archeologia subacquea: nuove frontiere 4ward360

Nanotecnologie e archeologia subacquea: nuove frontiere: 4ward360

Per la prima volta in Italia la nanotecnologia verrà applicata per l’ottimizzazione museale di relitti di provenienza marina. La proposta di collaborazione nasce a seguito del Focus sulle nanotecnologie applicate ai beni culturali, organizzato ieri al palazzo della Luce di Torino dall’azienda milanese 4ward360 Nanotechnology e al quale hanno partecipato oltre 300 tra addetti ai lavori, ingegneri e architetti e che ha vantato, tra i relatori, la partecipazione di una folta delegazione siciliana e dell’Ambasciatore emerito Unesco Ray Bondin.

Una collaborazione fattiva tra l’azienda milanese 4ward360nanotechnology specializzata in nanotecnologie e il coordinamento scientifico del GruppoArte16 che vanta tra gli afferenti il Prof. Sebastiano Tusa, Soprintendente del mare della regione siciliana, il restauratore Prof. Franco Fazzio, l’Ing. Renzo Botindari e il coordinatore ed esperto in restauro Giovanni Taormina.

In via del tutto sperimentale, la 4ward360 nNanotechnology, applicherà con le proprio team, la formulazione appositamente studiata su elementi del relitto navale di Scauri, recuperato nei fondali di Marausa, dove sorge l’odierno aeroporto di Birgi. Le assi di legno recuperate e già restaurate saranno soggette a interventi del tutto sperimentali al fine di garantirne la conservazione e durabilità nel tempo.

“Le nanotecnologie applicate al manufatto in questione possono essere risolutive nell’evitare le criticità dei metodi e materiali finora applicati” dichiarano i restauratori del Gruppo Arte 16 Franco Fazzio e Giovanni Taormina intervenuti al Focus di Torino. “Per la prima volta — aggiunge il Soprintende del mare della regione siciliana Sebastiano Tusa — le nanotecnologie verranno applicate per l’ottimizzazione e la conservazione di un relitto in esposizione museale recuperato in fondali marini ”.

“Sono molto soddisfatta del focus — dichiara Sabrina Zuccalà, amministratore della 4ward360 Nanotechnology — il convegno di Torino ci ha dato l’opportunità di parlare di nanotecnologie applicate ai manufatti lignei sia a tecnici, ingegneri e architetti sia ai non addetti ai lavori. L’accoglienza della città ha aperto nuove prospettive — aggiunge Sabina Zuccalà — e da questo evento pensiamo di intensificare e avviare collaborazioni con diverse regioni italiane tra le quali anche la Sicilia.”

Ginevra reperti romani

Carabinieri riportano
in Italia da Ginevra 45 casse
di reperti romani ed etruschi trafugati

Uno dei pezzi recuperati: un eccezionale sarcofago etrusco raffigurante un uomo disteso. © Ministère public genevois

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Robin Symes (foto piccola) e una delle opere d’arte recuperate a Ginevra. © Ministère public genevois

(Roma)
Sono già in Italia centinaia di eccezionali reperti etruschi e romani sequestrati a Ginevra. Erano conservati in 45 casse in depositi di proprietà del mercante inglese Robin Symes che è stato arrestato in Inghilterra. L’indagine compiuta dal Nucleo Tutela Beni culturali dei Carabinieri è partita a marzo 2014. La notizia è pubblicata dal quotidiano britannico The Telegraph.

Il giudizio del tribunale svizzero ha consentito di riportare in Italia tutti gli oggetti trovati nei depositi. Oltre a numerosi vasi di grande valore, tra i capolavori ritrovati due eccezionali sarcofagi probabilmente scavati illegalmente a Tarquinia: il coperchio di uno dei due reperti raffigura un uomo disteso che conserva i colori originali; l’altro è una figura di donna, anch’essa policroma (foto in basso, © Ministère public genevois).

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Robin Symes, 75 anni, è ben noto per essere da decenni al centro del traffico illecito di archeologia. Da lui il Getty Museum di Malibù e il Metropolitan di New York, tra gli altri, avevano acquistato gran parte dei reperti restituiti al nostro Paese negli ultimi anni; si calcola che il valore dei pezzi venduti durante l’attività di Symes sia di almeno 170 milioni di euro.

L’antiquario, che possiede case a New York, Londra, Atene e una magnifica villa nell’isola di Schinoussa nell’arcipelago delle Cicladi, era già stato condannato nel 2005 in Inghilterra a due anni di prigione, ma liberato sette mesi dopo.

I giornali parlano dell’impegno di 4Ward360 per Venezia

I giornali parlano dell’impegno di 4Ward360 per Venezia

Sul Quotidiano Nazionale del 20 novembre 2019 si parla dell’impegno di 4Ward360 per la salvaguardia dei beni artistici della città di Venezia. Si tratta di un percorso intrapreso già qualche mese fa con l’Istituto Veneto per i Beni Culturali e il preside Arch. Renzo Ravagnan, fermamente voluto dal restauratore Andrea Muraro.

Un tavolo tecnico svolto a Venezia ha portato infatti al progetto di conservazione dei mosaici della Ca’ d’Oro, seguito dall’IVBC nella persona della restauratrice Giovanna Pellizzari.

Oggi il tema diventa più che mai attuale per la salvaguardia del patrimonio artistico di Venezia: la collaborazione tra una scuola di restauro e chi si occupa di innovazione tecnologica legata alla conservazione è fondamentale per dare lustro ai preziosi tesori artistici di cui è ricca la nostra nazione.

da Il Giorno del 20/11/2019

Un’azienda di nanotecnologie di Legnano è pronta a collaborare con le istituzioni per tutelare il patrimonio artistico di Venezia preservando le pavimentazioni delle città invase dall’acqua. A spiegarlo è Sabrina Zuccalà del laboratorio di ricerca sulle nanotecnologie 4ward360.

“Ci offriamo per tutelare i beni culturali di Venezia e anche di Matera, che sono a rischio dopo l’acqua, il fango e i detriti che hanno invaso la due città – spiega – . Vogliamo proteggere le cromie dei mosaici  e la loro struttura, lasciando respirare i materiali ed evaporare l’acqua che hanno assorbito in questi giorni. Questo si può fare solo con la nanotecnologia.

L’azienda legnanese ha già le carte giuste per intervenire: “La nanotecnologia oggi rappresenta lo strumento più innovativo nell’ambito della conservazione dei beni culturali: le Istituzioni si stanno aggiornando e sempre più spesso richiedono interventi con i nanomateriali”. (…)

“Grazie all’utilizzo dei nano materiali, la conservazione nel settore dei beni culturali e non solo, viene considerata molto importante in quanto, dopo aver eseguito il restauro, la nanotecnologia viene oggi impiegata come consolidamento, cioè si ferma il tempo. Per quanto riguarda Venezia la città si può proteggere con dei nano materiali studiati appositamente per le esigenze locali, che tengano conto delle varie avversità a cui le superfici sono sottoposte”.

 

Venezia dopo le maree, danni e rimedi

Venezia

dopo le maree degli ultimi giorni:

danni e rimedi

“Avete presente la velocità con cui a Wimbledon stendono i teloni sull’erba appena comincia a piovere? Beh, per San Marco stiamo lavorando a qualcosa di simile: squadre addestrate in grado di intervenire tempestivamente in caso di allarme ‘incartando’ colonne e statue con speciali protezioni capaci di ‘filtrare’ l’acqua”.

Il prefetto Fabio Carapezza Guttuso

Direttore generale dell’Unità per la sicurezza del patrimonio culturale del Mibact parla di un’operazione da realizzare in tempi brevi in un vero e proprio “piano operativo” da sottoporre al ministro Franceschini. “E’ un’idea che nasce da lontano – spiega – da un’esercitazione fatta a Firenze nel ’97. Lì il nemico simulato era uno straripamento dell’Arno, oggi vogliamo applicare certe soluzioni tecniche all’emergenza acqua alta. Perchè se è impossibile azzerare certi rischi, possiamo sicuramente ridurne, e di molto, le conseguenze”. “L’acqua, penetrando con violenza, fa danni, soprattutto ai mosaici dei pavimenti, facendo leva sulle connessioni. Ma ad essere ancora più rovinosi sono i ‘regali’ lasciati nel tempo da tutta una serie di elementi corrosivi che si depositano negli intervalli, tutt’altro che veloci, di deflusso”.

Una corrosione lenta e costante, che con il tempo rischia di provocare danni irreparabili. “Ci siamo chiesti come ridurre l’invasività di tutti questi agenti e abbiamo pensato appunto di avvolgere con tessuti non tessuti, in microfibra, le colonne, le statue e tutte le altre parti delicate.

A farlo dovrebbero essere squadre di tecnici, appositamente formati dal ministero, chiamati ad intervenire in tempi brevissimi, non appena scatta l’allarme. Pensiamo a volontari, comunque a persone del posto, o poco lontane: Christo ‘impacchetta’ i monumenti per arte, noi lo faremo per necessità, per proteggerli, approfittando anche della precisione delle previsioni di picchi di marea. E in sempre maggiore sintonia con la Procuratoria di San Marco”. “Se lo scirocco ci lascerà lavorare, quando l’acqua si sarà ritirata, potremo fare una conta precisa dei danni al patrimonio artistico ma possiamo dire sin d’ora che il bilancio sarà pesante”.

Emanuela Carpani:

“Che Venezia sia una città unica lo dimostra anche il fatto che qui ci sono 2.000 edifici vincolati”. Lo ha affermato Emanuela Carpani, Soprintendente al patrimonio Archeologico Belle Arti e Paesaggio di Venezia. “187 centimetri sono una soglia storica di una marea che ha allagato quasi la totalità della città storica e delle isole. Buona parte di questo patrimonio avrà danni”. Le tre Chiese maggiormente colpite sono San Marco, Murano e Torcello. “Su un patrimonio imponente di 120 chiese – ha spiegato – la metà è andata sott’acqua”.”Sono qui per cose operative, non per fare passerelle.

Dario Franceschini:

Bisogna capire i danni enormi al patrimonio culturale, di persona si capisce il reale disastro. Serve un impegno enorme dello Stato e di tutta la comunità italiana a sostegno di Venezia, non solo perché è un simbolo ma perché qui è danneggiata la vita di migliaia di persone e di imprese. È un impegno che è partito ieri con le prime misure per l’emergenza, ma deve proseguire in modo strutturale nel tempo” afferma Dario Franceschini, ministro per i Beni Culturali e per il turismo, durante il suo sopralluogo a Piazza San Marco a Venezia. ”Con il sindaco sono state affrontate le prime cose concrete – ha proseguito Franceschini – a breve ci sarà un incontro con le Soprintendenze e tutte le strutture del Mibact .

Sono arrivati i caschi blu della cultura e sono partite le prime misure per l’emergenza, ma qui c’è un problema enorme che va dal completamento del Mose agli interventi per risarcire tutte le attività commerciali e private che sono danneggiate. Sono entrato in diversi negozi allagati nonostante le barriere. Vorrei che la comunità italiana e internazionale se ne rendesse conto fino in fondo”. ”Lo stato di calamità è la prima cosa – ha concluso il ministro – i venti milioni verranno usati per le prime urgenze. Qui servono cifre ben diverse. Rifinanzieremo la legge speciale per Venezia e andrà fatto molto di più. Quello che l’uomo può fare per controllare i fenomeni della natura va fatto in tutti i modi. C’è un problema di Mose, c’è un problema di investimento per le persone che qua vivono e lavorano, di tutela di un patrimonio culturale unico al mondo”.

 

Generale Roberto Riccardi:

Il Comandante del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio culturale, generale Roberto Riccardi, ha preso parte al sopralluogo di Dario Franceschini alla Basilica di San Marco. “Al di là degli aspetti puramente investigativi del nostro lavoro quotidiano, tutela del patrimonio culturale –dichiara  Riccardi – vuol dire anche prendersi cura di una città così duramente colpita dalle calamità naturali. Il nostro compito è quindi anche quello di proteggere beni inestimabili che sono patrimonio comune di tutti”.

Riccardo Fraccaro:

“Il Governo segue con la massima attenzione la situazione di Venezia e intende affrontarla in maniera organica. La priorità ora è gestire i rischi più imminenti a livello di cedimento delle strutture snelle maggiormente vulnerabili, quali i campanili. Per questo, d’intesa con il   Mibact , stiamo lavorando ad un sistema di monitoraggio satellitare attraverso la rete Cosmo SkyMed in grado di fornire i necessari warning sulle strutture potenzialmente instabili”, dichiara Riccardo Fraccaro, Sottosegretario alla Presidenza con delega alle politiche dello spazio.

Sabrina Zuccalà:

“Il nostro laboratorio di nanotecnologie è pronto a collaborare con le istituzioni per tutelare il patrimonio artistico di Venezia e Matera preservando le pavimentazioni delle città invase dall’acqua, lasciando fuoriuscire i sali, che naturalmente verranno fuori nei prossimi mesi. Vogliamo proteggere le cromie dei mosaici e la loro struttura, lasciando respirare i materiali ed evaporare l’acqua che hanno assorbito in questi giorni, questo si può fare solo usando le giuste tecnologie”, dichiara Sabrina Zuccalà del laboratorio di ricerca sulle nanotecnologie ‘4ward360’.

 

“angeli di San Marco”:

I volontari dell’associazione “Venice Calls”, già soprannominati gli “angeli di San Marco”, si stanno prendendo cura della basilica, cercando di limitare i danni delle maree degli ultimi giorni. “A spingerci è lo spirito di servizio e la volontà di renderci utili”, afferma Sebastiano Colognato, uno dei fondatori dell’associazione. I volontari hanno incontrato il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, la quale ha rappresentato l’apprezzamento delle istituzioni per l’attività dell’associazione.

Riferimenti e Link interessanti:

Per informazioni contattare : conservazione@4ward360.com

 

 

Banca d’Italia – 4ward360

 

Nanotecnologia applicata alle superfici lignee

Il risultato sul portone

della Banca d’Italia di Bari arriva a Trento

 

Lo scorso 8 novembre 2019 l’intervento di conservazione dei portoni lignei della Banca d’Italia a Bari è stato presentato ad un convegno di architetti e restauratori di beni culturali a Trento dal titolo “Le superfici decorate dell’architettura. Interventi tra tradizione e nuove tecnologie”. A oltre un anno dall’intervento sulle superfici lignee, il restauratore Roberto Borgogno ha parlato con entusiasmo del risultato eccellente di conservazione ottenuto a Bari con l’applicazione della nanotecnologia di 4Ward360.

Progetto nanotecnologia e legno

Il progetto nasce nel 2018 con la collaborazione della società 4ward360 della Dott.ssa Sabrina Zuccalà e del Prof. Frattari della facoltà di ingegneria dell’Università di Trento, con l’obiettivo di sperimentare il protettivo nanotecnologico su opere tutelate ma che si trovino in condizioni  termoigrometriche estreme, sia per altitudine che per posizione geografica.

 

 

 

 

 

 

La Banca d’Italia – L’edificio

L’edificio di Bari è collocato in prossimità dello svicolo tra corso Cavour e il Lungomare di Crollalanza a due passi da Bari vecchia.

La storia

Edificato nel 1925 su progetto dell’ingegnere Biagio accolti Gil, il palazzo, facendo riferimento ai canoni dello stile neo manierista e attingendo numerosi elementi dal repertorio classico, si presenta come espressione di solidità e radicamento nella tradizione.

L’edificio è stato inaugurato nel 1932 e nello stesso periodo è stata sistemata anche la piazza antistante arredata con una bella fontana. Il palazzo è stato realizzato in un’area in precedenza occupata da una struttura in ferro costruita nel 1880 destinata a mercato delle derrate alimentari.

La sua mole, severa ed elegante, è caratterizzata dal robusto bugnato che ne riveste per intero lo zoccolo inferiore e adorna parzialmente I due piani sovrastanti.

La facciata tripartita da lesene bugnate si chiude con una cornice di coronamento sormontata da una balaustra con colonnine. Il primo piano presenta finestre con timpano triangolare di stile classico.

Il portale maestoso è preceduto da un’ampia scalinata e affiancato da due coppie di colonne che reggono una balconata con colonnine, il balcone centrale è affiancato da due colonne marmoree con capitelli ionici e presenta un timpano spezzato in cui campeggia lo stemma della banca.

All’interno, l’ampia sala del pianterreno presenta al centro un grande cupola ribassata in vetro in cui sono raffigurati due stemmi e attraverso cui viene filtrata la luce solare.

Particolarmente importante è l’arredo marmoreo costituito da una serie di bassorilievi e da numerose colonne classicheggianti.

Le problematiche conservative

 

Principali fattori naturali di degrado dei beni culturali e la nanotecnologia

I principali fattori di degrado di origine naturale sono costituiti: dall’acqua, dalle variazioni di temperatura, dalle radiazioni elettromagnetiche e dai gas atmosferici.

-Acqua – l’acqua può contribuire a processi di degrado, sia allo stato di liquido che a quello di solido o di vapore.
-escursioni termiche – l’aumento delle dimensioni che tutti i materiali subiscono quando sono riscaldati (dilatazione termica) o ghiacciati.
– Gas atmosferici – l’ossigeno, in presenza di adatte sinergie (radiazioni visibili e ultraviolette, acqua, catalizzatori, come ad es. ossidi metallici), causa fenomeni di ossidazione dei materiali organici.
– L’attività dell’uomo determina spesso condizioni adatte per lo sviluppo dei processi di degrado, anzi ne è uno dei fattori più importanti.

Benefici della nanotecnologia

I protettivi nanotecnologici possono dare un contributo importante al mondo
delle Belle Arti: la formulazione ha la capacità di modificare la materia del substrato, trasformando l’energia di superficie da alta a bassa, così da creare un reticolo tridimensionale con una potente forza repulsiva che respinge qualsiasi contaminante: acqua, agenti inquinanti, grasso, sporco, calcare, ecc. fornendo una protezione straordinaria.

 

Gli elementi esposti – Le bussole interne

Gli interventi precedenti

  • I due portoni monumentali, specialmente quello rivolto verso il mare, presentava una estesa superficie riarsa dove il protettivo si era disgregato ed il supporto aveva cambiato il proprio colore originale.
  • Il protettivo era una vernice flatting stesa a più mani.
  • Data la vicinanza al mare ( c.ca 250 metri) l’areosol a base aria salmastra è costante in tutte le condizioni atmosferiche

Vantaggi dei protettivi nanotecnologici

  • Resistono alle variazioni termiche (-35°C + 450°C);
  • Impediscono la formazione del ghiaccio all’interno dei micro-pori;
  • Non modificano l’aspetto e le caratteristiche organolettiche del legno;
  • Sono resistenti alle alte temperature, alla pulizia a vapore, ai contaminanti;
  • Sono stabili ai raggi UV;
  • Posseggono eccellenti proprietà idro e oleo repellenti;
  • Prevengono i problemi legati all’umidità e all’insorgenza di infestazioni quali muschi, funghi, tarli e tèrmiti;
  • Prevengono i danni causati dai raggi UV;
  • Vengono applicati in modo semplice e con tempi rapidi di asciugatura;
  • Assicurano una lunga durata nel tempo delle sue proprietà.

Nanotecnologia e conservazione sono compatibili?

Nel nostro caso i portoni erano stati sottoposti a numerosi interventi di protezione data l’intesa esposizione a fenomeni di degrado.

Dopo un anno

 

Cosa è successo?

Il legno pur subendo un intensa e costante irradiazione ( a Bari ci sono ancora 30 gradi, il portone è rivolto a sud-est e dalle 7 fino alle 13 è esposto), il supporto  è rimasto stabile e non sono ancora presenti segni di screpolatura della superficie.

Si nota l’accumulo di polvere e Sali ma non è ancora stato intaccato il film sottostante.